...a piedi nudi nel parco

19 marzo 2009

Santiago Express

Il treno è in arrivo alla stazione di Firenze. I passeggeri si spintonano lungo il corridoio centrale mentre io cerco di sbrogliare la matassa di fili aggrovigliatasi attorno all’ iPod per cavarne fuori gli auricolari.
“Sei mai stata a Santiago?” La signora che solleva a fatica il suo trolley è stipata accanto a me e nell’attesa di scendere sbircia il titolo del libro capovolto sul tavolino reclinabile e aperto a mantenere il segno.
“No, ma mi è venuta voglia di andarci”.
“Posso?” e comincia ad ispezionare il libro, legge qualche riga sul retro di copertina, scorre rapide le pagine per sentirne la consistenza o per farne un rapido conteggio, chissà, e mentre mi spiega come la foto di copertina indichi la direzione per Santigao de Compostela lo richiude sul tavolino e mi perde il segno.
È stata anche lei a Santiago. Non so come, ma lo avevo intuito. Prima di salutarmi memorizza ad alta voce “Luigi d’Ausilio… non lo conosco”. Che dire? Neanche io.
Il libro mi è stato gentilmente recapitato da mia sorella con tanto di dedica dell’autore. Riesco comunque a mascherare l’assenza di nozioni biografiche con la frase di rito “è un autore emergente e questo è il suo primo romanzo”.

Santiago Exrpess nasce come un diario di viaggio. Le mete però non trasvolano oceani né si inabissano in acque cristalline di mari esotici. Trovano collocazione su un atlante forse grazie solo all’indice analitico… “Lussino? E dove sarebbe ‘sto Lussino?”. Eppure distano da Treviglio qualche ora di treno o al più una notte tra i tavolini di un bar in passaggio ponte. Da lì si procede a piedi o sulle due ruote di una bicicletta. Il tempo prende il via da una data segnata a margine della pagina per poi proseguire scandito dai metri di dislivello e dai chilometri percorsi, dal ritmo biologico che segue il sorgere e il calare del sole o dalla speranza che dopo quel tornante la strada spiani un po’. Il tutto con uno zaino in spalla dove entrano le poche cose che occorrono ad un uomo per vivere, e che forse sono anche troppe. Al resto ci pensa la natura, luoghi senza traccia d’uomo tra le montagne e il cielo dove si arriva a godere di panorami che si estendono fino all’orizzonte. A raccontare è la voce divertita e divertente di Yanez, il trentenne che ama creare nel viaggio un mondo parallelo ed immaginifico in cui “naufragare” in cui i compagni di viaggio sono quello che appaiono ora, oltre ciò che recitano biglietti da visita di avvocati, consulenti di marketing, venditrici di tubi o immobiliaristi. Il tempo per conoscersi è poco ma in quel periodo di vacanza concessa alla vita c’è modo di riscrivere le dinamiche stesse del tempo, dove l’intensità è regolata dalla condivisione di necessità e sentimenti essenziali. Basta saper cogliere l’attimo, alleggerire il peso e il passo della vita spogliandosi degli orpelli del passato e delle comodità ormai date per scontate per trovare nel viaggio l’occasione di riscoprire se stessi nelle persone, e uno stato d’animo di appagata appartenenza nel contatto unico con la natura.

5 Comments:

Blogger Luca said...

Complimenti per il nome del blog!!!
E scrivi pure bene... io avevo un blog una volta ma mi é scaduto il dominio e ora mi é rimasta una serie di post in un database...
Comunque posta piú spesso!
Ciao!!!

6:17 PM

 
Blogger Beatrice said...

anche il tuo aveva a che vedere con un bruko,eh?!?
si in effetti aggiorno il blog con frequenza stagionale... mi daranno per dispersa!
rimmettilo in piedi il tuo, almeno hai il database da cui partire...

5:48 PM

 
Anonymous Marco said...

Passaggi e passaggi di tempo...

3:49 PM

 
Blogger Beatrice said...

è una strofa di "Anime salve" di De Andrè?! Adoro quella canzone...

5:25 PM

 
Anonymous Anonimo said...

Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

12:49 AM

 

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